Che vita grama, se non ti ammali di Covid a rischio c`è comunque la tua salute mentale In un questionario dell ` università Tor Vergata di Roma, il 37% degli intervistati con sintomi di disturbo post traumatico da stress

IN AUMENTO I DISTURBI PSICHIATMCI Che vita grama, se non ti ammali di Covid a rischio c’è comunque la tua salute mentale. In un questionario dell’Università di Tor Vergata di Roma, riguarda il 37% degli infetti con sintomi di disturbo post traumatico.

II disagio individuale e sociale che si traduce in disturbo psichiatrico fa da sottofondo alla pandemia di Covid 19.

Un dramma nel dramma raccontato nel convegno – rigorosamente in modalità webinar – “La salute mentale ai tempi del Covid” organizzato da Neomesia, gruppo specializzato nella diagnosi e nella cura di questo tipo di patologie. L’evento – andato in scena il 1 e il 3 dicembre – ha puntato l’attenzione su una delle ripercussioni meno dibattute dell’attuale emergenza sanitaria. Dall’analisi dei partecipanti è emerso che l’epidemia sta producendo seri effetti sulla salute mentale sia delle persone già affette da un disagio psichico, portando a dei peggioramenti, sia di chi non soffriva di questi disturbi. Lo dimostra il fatto che nelle strutture di Neomesia – che con la sua attività sul territorio offre 725 posti letto accreditati con il Servizio sanitario nazionale in otto regioni italiane – i casi complessi dall’inizio del 3030 siano raddoppiati. Nella metà dei pazienti, poi, si riscontrano sindromi psichiatriche con con morbilità e copresenza di sintomi. Da qui l’allarme dei maggiori esperti del settore e l’appello affinché non vengano trascurati i possibili danni, anche a lungo termine, originati dalla pandemia, con l’obiettivo di intervenire in modo preventivo, precoce ed efficace. L’aggravarsi dei casi è confermato dai risultati di un questionario elaborato e somministrato dall’università di Roma Tor Vergata a oltre I5mila persone. Il risultato? 37% degli intervistati presenta sintomi da disturbo post traumatico da stress, il 17% segni di depressione, il 30% ansia severa, il 7% insonnia e il 21% della salute mentale, che ha portato ad un’evoluzione del disturbo psicopatologico con un aumento nel numero dei casi, della loro complessità e gravita, ha richiesto un ulteriore sforzo terapeutico. Neomesia ha tentato di rispondere al fenomeno attivando, a supporto dei suoi operatori, un servizio di “second opinion” in psichiatria. Per far fronte a questa emergenza ed intervenire in modo appropriato dando supporto ai nostri operatori – ha detto Cosimo Argentieri, direttore sanitario di Neomesia – abbiamo pensato di dare la possibilità ai nostri psichiatri di coordinarsi e condividere best practice e un confronto costruttivo per rispondere alle esigenze dei pazienti più complessi, che si rivolgono alle nostre strutture. All’occorrenza, quando lo psichiatra si trova di fronte ad una persona affetta da varie problematiche e con un quadro psico-patologico complesso, può richiedere il supporto di un team multidisciplinare composto da professionisti delle oltre 20 strutture del gruppo. Secondo il gruppo medico si tratta di uno strumento preziosissimo per condividere, pur a distanza e in via telematica, le modalità operative di approccio al paziente e garantire il miglior percorso di cura e assistenza. Inoltre, nel caso la complessità coinvolga emotivamente l’operatore stesso si è pronti a fornirgli un supporto psicologico. Sui rischi per la salute mentale legati alla pandemia di corona virus, negli ultimi mesi, sono usciti diversi articoli scientifici. Uno dei più autorevoli lo scorso aprile è stato pubblicato su Lancet, che aveva raccolto l’appello di 48 esperti di fama mondiale per prevenire un possibile crescita di suicidi nei prossimi anni. Secondo gli studiosi internazionali, gli effetti dell’epidemia “sulla salute mentale potrebbero essere profondi” ma nonostante già oggi ci siano indicazioni “che il tasso di suicidi sia destinato ad aumentare” questo “non è inevitabile”, a patto che i governi intervengano individuando per tempo le situazioni critiche. della salute mentale, che ha portato ad un’evoluzione del disturbo psicopatologico con un aumento nel numero dei casi, della loro complessità e gravita, ha richiesto un ulteriore sforzo terapeutico. Neomesia ha tentato di rispondere al fenomeno attivando, a supporto dei suoi operatori, un servizio di “second opinion” in psichiatria. Per far fronte a questa emergenza ed intervenire in modo appropriato dando supporto ai nostri operatori – ha detto Cosimo Argentieri, direttore sanitario di Neomesia – abbiamo pensato di dare la possibilità ai nostri psichiatri di coordinarsi e condividere best practice e un confronto costruttivo per rispondere alle esigenze dei pazienti più complessi, che si rivolgono alle nostre strutture. All’occorrenza, quando lo psichiatra si trova di fronte ad una persona affetta da varie problematiche e con un quadro psico-patologico complesso, può richiedere il supporto di un team multidisciplinare composto da professionisti delle oltre 20 strutture del gruppo. Secondo il gruppo medico si tratta di uno strumento preziosissimo per condividere, pur a distanza e in via telematica, le modalità operative di approccio al paziente e garantire il miglior percorso di cura e assistenza. Inoltre, nel caso la complessità coinvolga emotivamente l’operatore stesso si è pronti a fornirgli un supporto psicologico. Sui rischi per la salute mentale legati alla pandemia di corona virus, negli ultimi mesi, sono usciti diversi articoli scientifici. Uno dei più autorevoli lo scorso aprile è stato pubblicato su Lancet, che aveva raccolto l’appello di 43 esperti di fama mondiale per prevenire un possibile crescita di suicidi nei prossimi anni. Secondo gli studiosi internazionali, gli effetti dell’epidemia “sulla salute mentale potrebbero essere pro fondi” ma nonostante già oggi ci siano indicazioni “che il tasso di suicidi sia destinato ad aumentare” questo “non è inevitabile”, a patto che i governi intervengano individuando per tempo le situazioni critiche.

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