Testimonianza

Buongiorno, sono un’operatrice del settore della logistica e seguo da tempo la vostra associazione.

Vi scrivo per chiedervi di pubblicare in totale anonimato quanto vi scrivo come mia esperienza diretta di lavoro all’interno di un magazzino di uno dei tanti corrieri.

Anni fà ho lavorato tramite una cooperativa in un magazzino di un corriere come operatrice logistica, prima di allora non avevo mai lavorato nel settore quindi per me era un’esperienza nuova e mi sono trovata bene. Il lavoro mi piaceva, eravamo una squadra ben organizzata e giorno per giorno ho imparato cosa vuol dire la logistica. Lavorare in questo settore ti impone dei sacrifici dettati dagli orari notturni e dai rientri pomeridiani che non ti consentono una vita familiare normale, ma lo facevo volentieri perchè  tornavo a casa soddisfatta d’aver fatto bene il mio lavoro. Ma con il tempo le cose cominciarono a cambiare ci veniva richiesta sempre più perfezione, servizi aggiuntivi, spesso anche al di fuori del contratto e delle norme di sicurezza e vivibilità del lavoro. Anche l’operatività cominciò a cambiare, le trazioni arrivavano in ritardo causando disagi e di conseguenza eravamo costretti a produrre di più per recuperare il tempo perso. I pacchi spediti diventavano sempre più voluminosi e pesanti anche i palletts, immagino che tutto ciò servisse per abbattere i costi da parte del cliente.

Quando poi mi è stato affidato l’incarico di gestire le risorse umane per la mia cooperativa, oltre a conoscere la fatica fisica del lavoro ho conosciuto la fatica mentale che comporta la gestione del cliente.

La prima difficoltà è stata farsi accettare dal cliente alle riunioni perchè in quanto donna non ero all’altezza del ruolo. Durante le riunioni si parlava dei problemi operativi e su come risolverli, ma alla fine si doveva fare sempre e comunque come volevano loro. “Questa è casa nostra e quindi decidiamo noi” era questa la frase che spesso mi sentivo dire. Era un continuo ricevere telefonate da parte dei dirigenti, mi chiamavano per qualsiasi cosa, spesso per dirmi che tutti i nostri soci non sapevano fare il loro lavoro. A volte chiamavano  perchè secondo loro non avevamo pulito bene in quanto era rimasto un pezzettino di carta per terra, altre perchè le lavorazioni finivano in ritardo. Negli ultimi tempi l’autonomia gestionale della nostra cooperativa era stata ulteriormente ridotta, di fatto eravamo completamente dipendenti da loro, ma non lo eravamo  nella forma. Infatti prima di assumere una persona dovevamo mandare loro i documenti del personale selezionato e se risultavano di loro gradimento potevamo assumerlo. Per ogni decisione operativa o riguardante il personale bisognava chiederne l’autorizzazione a loro, non eravamo liberi di gestire il lavoro. In pratica non si poteva nemmeno respirare se il committente non voleva, qualunque cosa dicessimo o facessimo  o facessimo comunque a priori non andava bene, ma sopratutto dovevi essere sempre a disposizione sia di giorno che di notte. Troppe volte sono stata svegliata di notte perchè magari non era arrivato qualche socio e quindi ne chiedevano la sostituzione…ed io dovevo svegliarli  e pregarli  di andare a lavoro anche se  non era previsto. Oppure c’erano delle problematiche  con qualche trazione e perciò cambiavano gli orari di entrata dell’intera squadra ed io all’una di notte doveva svegliare tutti per comunicare la variazione. Praticamente eravamo completamente a loro disposizione sia di giorno che di notte.

Ma nonostante  questa nostra totale dedizione al lavoro per cercare di fare sempre meglio, un bel giorno anticipando la scadenza naturale del contratto siamo stati mandati via, ritrovandoci di punto in bianco senza un lavoro , ma sopratutto senza aver capito il perchè.

Protocollo di riferimento 02/2020

Lettera firmata

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *