Inutile provare a far rientrare il dentifricio nel tubetto…

 

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Marco Bentivogli gia’ Segretario generale del Sindacato dei metalmeccanici, sempre molto attento ai processi di innovazione tecnologica e le relative ricadute sociali e sul lavoro, ha usato questo aforisma per spiegare che certi processi in atto non si possono fermare. Con i cambiamenti, anche radicali e accelerati dalla pandemia, bisogna misurarsi in modo positivo, starci dentro dinamicamente cercando di cogliere le opportunità di impresa e lavoro. Ovviamente per quanto ci riguarda cercando soprattutto di cogliere nuove opportunità di lavoro e fare in modo che diritti e giustizia sociali non vengano compromessi, indeboliti ma caso mai farne occasione per ampliarli.

downloadSi tratta di un impatto pesante e veloce che la pandemia ha accelerato ed ampliato in modo imprevisto anche in un Paese quale il nostro che  registra un certo pericoloso ritardo al riguardo. Un ritardo che si traduce in un dato drammatico di perdita costante, anno dopo anno, di produttività rispetto ai Paesi nostri competitor. La Germania ha fatto negli ultimi 10 anni più 12% e noi uno striminzito 1 virgola.

E che dire del ritardo in materia di competenze digitali?

Marco   Bentivogli  già  Segretario   Generale   Metalmeccanici

Vi sono altri due fattori che stanno caratterizzando i mutamenti in atto ed influiscono pesantemente, anche se meno visibili. Si tratta della questione demografica e di quella ambientale elementi determinanti per le conseguenze che si producono sugli assetti consolidati dei modelli economici e sociali.

Sono quindi tre i fattori con i quali fare i conti in modo unitario nella lettura, nei ragionamenti, nelle scelte. Guai a disgiungerli perché tra loro si tengono in modo molto forte.

Questi elementi già agiscono nella crisi in atto e definiscono il senso di marcia della transizione verso nuovi assetti che faticano a prendere forma anche per una certa assenza di “orientamento” attivo da parte delle classi dirigenti disarmate e timorose.

Il rischio più grande che si corre e’ appunto quello di pensare in modo conservativo che il problema sia la pandemia e che trovato il vaccino e la nuova normalità sanitaria, tutto torni come prima. No, non sarà così perché i processi erano già in atto e la pandemia li ha solo accelerati in modo repentino.

Resteranno i grandi problemi della quantità di lavoro disponibile, della qualità dello stesso e della sua organizzazione rispetto all’invasività del digitale. Pensiamo solo allo smart working quasi assente sino a febbraio e ora praticato da milioni di persone.

Una quota consistente di questo resterà come dato strutturale e si produrranno organizzazioni delle imprese e del lavoro sconosciute, serviranno nuove tutele e contrattualità. Una nuova cultura del rapporto lavoratore impresa, gestione del tempo e dei luoghi.

Ma questo produrrà cambiamenti profondi anche nella struttura della città, gli Amministratori dovranno rapidamente ripensare alla stessa come modello di business, come urbanistica, come mobilità. Se a Roma mezzo milione di persone il mattino restano a casa anziché  scendere in strada per  recarsi al lavoro, le implicazioni sono rilevanti. Nel bene per il traffico e l’inquinamento, nel male (si fa per dire) per la ristorazione fast food, per i trasporti pubblici, per i benzinai. A questo va sommata la progressione di invecchiamento e il deficit demografico che incide sugli stessi fattori economici e sociali della Città.

Una Città che avrà molto immobiliare direzionale inutilizzato ma anche negozi e ambienti di ristorazione che subiranno le pressioni di un altro fenomeno in crescita esponenziale: gli acquisti on line. Quindi implicazioni serie sui valori immobiliari e meno necessità di servizi e manutenzioni.

C’è questa consapevolezza in chi e’ chiamato a governare la transizione nel mondo delle imprese e del lavoro? Ma anche negli Amministratori delle città?

E infine, per venire a noi, cosa produrranno questi cambiamenti nel mondo della logistica di Distribuzione?

Non siamo in una campana di vetro e il vento forte dei cambiamenti scuoterà anche il nostro albero starà a noi come sempre cogliere le opportunità che ci saranno e parare i colpi negativi. La storia del CLS e’ una storia di sfide e innovazione, di “sapere e competenze”di donne e uomini che di questi valori ne hanno fatto punto di forza per costruire il futuro. Sarà ancora così, per questo apriamo, con questa riflessione, un Forum per sviluppare ricerca, ragionamenti e proposte, creare cultura per governare positivamente la transizione.

Roma 08-09-2020                                                                                R.I.S.

                                                                                         (Ricerca Innovazione Sostenibile)

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