LETTERA DI ADDIO DEI DETENUTI A SUOR TERESILLA

Prigione1

Suor Teresilla,

vorremmo essere qui presenti per confortarci, per riuscire ad essere consapevoli di una realtà che istintivamente rifiiutiamo. Ma, giustamente, non possiamo farlo.

Possiamo però far correre il nostro pensiero e le nostre espressioni nel vento inconscio che tu hai sospinto in noi e affidando queste righe di pianto perché siano lette in tua presenza.

Tanti ci hanno detto che non ci sei più, tanti hanno detto che la tua vita è stata interrotta per volontà di Dio, altri hanno detto che sentono già la tua mancanza. Noi no. No, perché sappiamo e sentiamo e ne siamo certi, tu esisti, sei esistita ed esisterai sempre.

E non solo, come frase fatta, nei nostri cuori – espressione peraltro che ben si addice a questa circostanza – ma essenzialmente perché tu, cara, cara Suor Teresilla, ci hai fatto capire, senza false ipocrisie, senza opere eclatanti, senza inutili e vane prediche, chi siamo, chi siamo stati e tutto ciò che potremmo essere.

E con te, ci rendiamo conto di aver appreso uno dei più discussi misteri filosofici: che cos’è la bontà. Abbiamo capito che la bontà non è una beneficienza né un dono, non è un pasto né il regalo di un vestito. La bontà, cara Teresilla è un’essenza, qualcosa che non si può definire ma solo sentire all’interno di sé stessi.

Quell’essenza, dolce amica di giorni bui, quell’essenza di cui tu eri pregna, di cui sembravi interamente permeata.

Ora noi non siamo teologi, né grandi religiosi, siamo cristiani e crediamo in Dio, questo sì, ma non siamo in grado di giudicare le Sue opere, non riusciamo ancora a concepire che si possa permettere che una persona come te scompaia senza motivo. Noi almeno non lo conosciamo. Ma certo ora tu lo sai, ora che sei vicina a tutto ciò che hai creduto, forse ascoltandoci stai sorridendo, con quel tuo riso ironico, con lo sguardo che spesso tentava di essere duro.

Sì, ne siamo certi, stai sorridendo serena e ti fa anche piacere che ti stiamo parlando e ricordando. E noi lo speriamo, lo crediamo, perché questo era anche uno dei tuoi scopi: far si che anche il cuore più duro, la coscienza più inquinata, potesse rasserenarsi nella speranza di ricevere un giorno la Grazia Divina; l’incontro consapevole con la propria coscienza, la correzione dei propri comportamenti, non per legge, non per le condanne, ma per noi stessi ed i nostri affetti.

Addio suor Teresilla, addio aquila bianca dalle piume morbide che tanto hai fatto per noi e per tutti, addio santa donna che nulla hai dedicato a te stessa se non l’amore per gli altri, addio dama paziente ed amorevole che tanti di noi hai curato e consolato.

Addio, addio cara amica, sorella e madre. Che il nostro misero pensiero, le nostre misere preghiere, che il nostro vivido ricordo ti accompagni sempre, perché stanne certa e te lo ripetiamo tu sei qui, con noi più di prima, e viva come non mai.

E quando in una primavera saremo liberi di correre su un prato, e vedremo sul verde sbocciare il germoglio di un fiore, il nostro pensiero arriverà a te, alla nostra Suor Teresilla, che ad un fiore nulla ha mai avuto da invidiare.

I suoi detenuti, tutti.

Mi piace concludere con il pensiero di Martin Luther King, egli diceva: “Tutti abbiamo un sogno”, il sogno dei detenuti è di vedere in vita la beatificazione di Don Luigi di Liegro, l’apostolo dei poveri, e di Suor Teresilla, la grande missionaria dei detenuti e dei malati, Servi dei Servi di Dio al servizio della Chiesa di Cristo.

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