SUOR TERESILLA CHIARA BARILLA’ DELLE SERVE DI MARIA RIPARATRICE LA “SAMARITANA DELLA CARITA’ E DELLA MISERICORDIA”

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Nella nostra fede cristiana, possiamo ben dire, che la “Madonna del Divino Amore”, ha voluto prendere per mano e accompagnare suor Teresilla dal padre celeste, proprio durante il pellegrinaggio di quella notte buia del 23 ottobre 2005, come fece a Lourdes con sua eminenza il cardinale angelo dell’acqua, vicario di sua santità che cessò di vivere colto da un infarto, proprio mentre con i Romani, era in pellegrinaggio alla madonna di Lourdes.

Il santuario della Madonna del Divino Amore sorge sulla via Ardeatina, sul luogo della fortezza medievale denominata Castel di Leva: una torre del castello ospitava un effige risalente al XIII secolo, raffigurante “ la madonna con bambino, sormontata dalla colomba, simbolo dello spirito santo “ il Divino Amore”, da cui ha preso il nome il santuario.

La venerazione dell’immagine ebbe inizio in seguito ad un evento prodigioso avvenuto nella primavera del 1740, quando un viandante stava per essere sbranato da una turba di cani famelici, che lo avevano assaltato alle spalle; vedendo “la Sacra Effige”, chiese aiuto alla madonna e improvvisamente i cani si dispersero per la campagna: fu il “primo miracolo”. Nel 1750 fu costruita l’attuale antica chiesa, consacrata dal cardinale Carlo Renzonico, il futuro Papa Clemente XIII. Da allora ebbero inizio i pellegrinaggi popolari che, nel tempo, si fecero sempre più numerosi fino ad oggi e si protrarranno nei secoli avvenire.

La città di Roma è stata sempre particolarmente legata alla “Madonna del Divino Amore”, con una devozione sempre più accresciuta nel tempo, in seguito anche ai gravi eventi della seconda guerra mondiale. Infatti, nel 1944 mentre la città correva il pericolo di essere distrutta come Berlino, visto che l’Italia fascista era alleata con la Germania di Hitler, la sacra immagine fu trasferita in varie chiese di Roma e, infine, in quella di Sant’Ignazio, dove, il 4 giugno 1944, il popolo Romano, in cambio della liberazione della città, fece voto alla madonna del divino amore di rinnovare la propria vita, di erigere un nuovo “santuario” e di realizzare un opera di carità in suo onore. Roma venne immediatamente liberata e papa pio XII, l’11 giugno 1944, nel ringraziare con il popolo Romano, la vergine del divino amore, le conferì il titolo di “Salvatrice dell’Urbe”.

Il santuario da oltre tre secoli, è meta di pellegrinaggi provenienti da ogni parte d’Italia e suor Teresilla, ormai da decenni, il sabato notte, era solita guidare migliaia di pellegrini al seguito della “ tradizionale croce” realizzata dai detenuti. sulla Piazza Capena, punto di concentramento e partenza dei pellegrini per il divino amore, è stata posta dal comune un effige della Madonna, in ricordo di suor Teresilla, con una solenne cerimonia commemorativa, presenti: il sindaco di Roma Walter Veltroni ( che nella prestigiosa sede senatoria del comune di Roma, gli ha conferito “postum mortem” il “premio campidoglio” ); il direttore della Caritas diocesana, oggi, vescovo ausiliare di sua santità don Guerino di Tora; la madre generale della congregazione delle serve di Maria Riparatrice, suor Maria Rita Ffattorini e la madre provinciale suor Maria Grazia Camporini, accompagnate da una nutrita rappresentanza delle consorelle e dai familiari di Suor Teresilla. Eravamo, per l’occasione, in migliaia i fedeli che a mezzanotte, subito dopo la cerimonia, ci incamminammo in pellegrinaggio diretti al santuario, avvertendo intorno a noi, la presenza, lo sguardo e l’invocazione alla preghiera di suor Teresilla.

Suor Teresilla era nata a Bagaladi in Calabria il 1° agosto 1943 ed il 23 ottobre 2005 ha subito l’incidente mortale: un auto gli è piombata addosso uccidendola sul colpo; era una suora di devota religiosità, dedica la sua vita ai malati, ai poveri, agli emarginati, ai detenuti e alle loro famiglie, agli ultimi, come Don Luigi di Liegro “il profeta dei poveri”.

galleryphoto_1414_lgLe opere e l’ascolto.

Suor Teresilla con la sua “cultura dell’operare”, lascia una ricchezza di valori ed un prezioso contributo alla fede, al perdono, alla speranza per la vita: una figura esemplare che pur di conseguire gli obiettivi a favore dei deboli, sapeva essere caratteriale e decisa, al pari di Don Luigi di Liegro: uomo mite ma che, per gli ultimi, sapeva scuotere i “palazzi del potere”. Ricordo una testimonianza di Judith dell’università la sorbona di Parigi, compagna di toni negri: “suor Teresilla era la più burbera, scontrosa, dolce e saggia delle amiche; con lei si poteva sempre parlare schiettamente, si poteva ridere di tutto, tranne delle sofferenze altrui. Era la più ironica e, allo stesso tempo, la più compassionevole; Judith, ricorda di averla vista tenere la mano di un amico comune che stava morendo: “era riuscita a dare la pace a lui che soffriva ed a noi che eravamo sconvolti, senza grandi gesti, con quella forza di serenità che portava dentro di se e di cui era così generosa.

Una religiosa amata, considerata e ascoltata: dai detenuti agli operatori di giustizia, dagli ospedalieri (era capo sala al reparto medicina generale di S.Giovanni) ai sofferenti assistiti ed ai loro familiari; dalla moltitudine di pellegrini del santuario del divino amore ai poveri della città; infine, da persone di grande umanità, cultura, storia politica ed istituzionale, come il presidente della repubblica Oscar Luigi Scalfaro, il quale non perdeva occasione per esternare la sua alta considerazione per l’opera di suor Teresilla; del presidente della repubblica Francesco Cossiga, al quale consegnò il famoso “dossier Moro”, avuto dal primo pentito delle BR Valerio Morucci (la voce che annunciò all’Italia – e che riascolteremo l’8 maggio prossimo alle ore 20,45 su Canale TV1- : “troverete il corpo di Aldo Moro nella Renault rossa, in via Caetani”; fu parcheggiata polemicamente tra via delle botteghe oscure, sede del PCI e Piazza del Gesù, sede della Democrazia Cristiana. Proprio quel giorno Aldo Moro, doveva pronunciare un discorso in parlamento, dove avrebbe annunciato l’appoggio esterno del PCI al suo governo: “fu la sua condanna a morte”, infatti, fu rapito e dopo 55 giorni di sofferta prigionia, fu barbaramente ucciso dalle BR); del presidente emerito della corte costituzionale e ministro di grazia e giustizia prof. Giovanni Battista Conso, amico di Suor Teresilla, di Don Luigi e mio personale: siamo stati cofondatori della “Fondazione Internazionale Don Luigi di Liegro” e vari anni insieme, lui presidente ed io segretario generale della stessa fondazione.

Suor Teresilla era presidente onoraria della cooperativa “il Buon Samaritano” di cui sono stato il presidente dalla fondazione alla chiusura. Don Luigi era destinato a presiederla; dal letto dell’ospedale del S.Raffaele di Roma scrisse : “la cooperativa si ispira, seppure laicamente, all’antica storia del “buon samaritano”, definito da paolo vi il “paradigma del cristianesimo” ma anche di ogni società che intende porre al centro del suo progresso l’essere umano, soprattutto il povero, consapevoli che la città, il suo habitat di vita, sarà di tutti solo se si impegna ad essere la città vivibile degli esclusi”. Questo epigrafo, scolpito nella storia della cooperativa, fu consegnato a me, all’ospedale di S. Raffaele di Roma, dove Don Luigi era ricoverato, per poi trasferirsi al S. Raffaele di Milano, nel quale  -ahimè- l’attendeva la morte. Per venti anni Suor Teresilla ha collaborato, assistito e, sempre vicino, a Don Luigi di Liegro: la missione in cristo redentore, alla vergine Maria e ai poveri, agli ultimi, li legava nel percorso evangelico.

Nella filosofia di Platone il “paradigma” è l’idea di un modello del “mondo sensibile”; la cooperativa “il Buon Samaritano” ha operato all’insegnamento della dottrina sociale della Chiesa, proprio per essere un “modello sensibile per dare voce a chi non ha voce: gli ultimi e gli esclusi”. Don Luigi amava dire: “l’uomo non va assistito ma eletto” e Don Guerino di Tora: “l’uomo che soffre ci appartiene”. Suor Teresilla si ritrovava in queste espressioni evangeliche, operando nelle carceri, negli ospedali, nei pellegrinaggi, nelle famiglie e tra i poveri. Suor Teresilla si è spesa e ha donato la sua vita per l’amore e la dignità dell’uomo, nel cristo redentore e sua madre la vergine Maria .

Nel corso di questo suo intelligente ed infaticabile lavoro, confortata sempre nella preghiera, ella amava dire: “la fede non ha bisogno di propaganda, ma di cultura di fede nel vangelo e nelle opere”

Suor Teresilla rendeva il mondo migliore, Suor Teresilla ci rendeva tutti migliori.

 

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