DON LUIGI LIEGRO IL PROFETA DEI POVERI

 

 

 

 

Mons
Don Luigi Di Liegro era nato a Gaeta (LT) il 16 0ttobre 1928, da famiglia povera. Il padre Cosimo, era pescatore d’epoca e non riusciva a sfamare la numerosa famiglia; tentò due volte, da clandestino, di raggiungere gli Stati Uniti d’America, ma venne sempre respinto. Quando anche la seconda volta la moglie Anna vide rientrare il marito, la forte emozione della disperazione e condanna alla povertà, poiché era incinta, le procurò un aborto spontaneo; in seguito nacque, concepito da Cosimo e Anna, “Luigino”, per la famiglia. Il padre non riuscì a raggiungere gli USA, ma due fratelli di Don Luigi, sì: in una mia visita a Boston (ero in America, da un mese -1986-, su invito del governo federale degli USA), ebbi occasione di stare a pranzo, con la numerosa famiglia e nipoti di Don Luigi. Qui in Italia, venuto dall’America, il fratello Cosimo, padre di Gina di Liegro, per la sua bontà assomigliava a Don Luigi. Mi voleva un bene quasi paterno. Ricordo, in una cerimonia ufficiale su Don Luigi, lo presentai al sindaco Walter Veltroni, si sentiva fiero e orgoglioso: venuto dall’America, aveva incontrato, salutato con affetto e contraccambiato, il sindaco di Roma.

La sorella maggiore, suor Letizia, aveva preso i “voti” nella congregazione: “Figlie della Madonna del Divino Amore”, fondata il 13 settembre 1705 dal cardinale Marcantonio Barbarigo vescovo di Montefiascone. Mi raccontava a Gaeta, in un momento conviviale, la sorella Rosinella che “Luigino”, fuggiva di casa per raggiungere la sorella al Divino Amore; quando i genitori lo andavano a riprendere, si nascondeva nel “confessionale”: sentiva la chiamata del signore, e nel suo cuore, lo “spirito santo del Divino Amore”. Era nato “un prete povero per servire i poveri”. Don Luigi ha servito per quarantacinque anni la chiesa in assoluta obbedienza, un uomo mite ma fermo nei suoi propositi di amore degli emarginati e degli ultimi.

 Un prete toccato dal signore

Quest’anno ricorre il ventunesimo anniversario dalla chiamata del signore di Dono Luigi: il grande cuore dell’apostolo dei poveri, ha cessato di battere alle ore 1,30 di quella buia notte del 12 ottobre 1997. La sua voce al servizio dei più deboli, manca, ancora oggi, agli ultimi e alla città; manca al popolo di dio e alle istituzioni; manca ai politici e alle forze sociali, manca anche ai palazzi del potere e a tutti gli uomini di buona volontà al servizio dell’uomo e della carità. Un prete, un uomo, toccato dal signore che ha servito la chiesa nell’assoluta obbedienza, anche quando il rigore e l’azione in prima linea, a difesa degli emarginati, lo portava a scuotere e irritare “ il potere dei palazzi”, non sempre coerenti con i principi cristiani nel dovere di giustizia sociale.
liegro
È stato definito un “prete scomodo”, per la coerenza nella santità e nel Vangelo; vedeva nel povero il volto di Cristo, invocava la Madonna madre di Gesù e madre della chiesa e implorava grazia per servire il figlio dell’uomo nell’umiltà e carità cristiana. Sua Eminenza il cardinale ruini, che in vita creava qualche problema a Don Luigi, nell’omelia durante le esequie ricordava e annunciava: “….abbiamo conosciuto l’amore di Gesù, egli ha Donato la sua vita per noi; quindi anche noi, dobbiamo dare la nostra vita per i fratelli; queste parole dell’apostolo Giovanni possono ben applicarsi alla testimonianza che ci ha lasciato Don Luigi, come fedele discepolo di Gesù Cristo”.

Papa Giovanni paolo ii, che tanto bene voleva a Don Luigi, quando salì in cielo, scrisse di lui: “coraggioso e instancabile è stato il suo ministero a favore dei poveri e degli emarginati, per i quali spese generosamente con grande sollecitudine per la chiesa”.  Johannes Paulus  pp II

L’affetto del papa proclamato santo

L’affetto per Don Luigi, il papa lo dimostrava in ogni circostanza, ricordo due incontri: uno alla mensa dei poveri al colle oppio, dopo il discorso di Don Luigi il Papa lo abbracciò con intensità di un padre verso il proprio figlio; l’altro, all’interno della capanna del bellissimo presepe allestito ogni anno dall’AMA nei pressi di s. Pietro. il direttore era un amico, ci invitò con Don Luigi e riservò un primo posto dietro la transenna interna al grande presepe, a portata di mano del papa, eravamo, quindi nei posti a noi riservati. Arriva, come sempre precede, il capo della sicurezza del papa che ci allontana dalla transenna di qualche metro. Arriva il papa, vede Don Luigi, si ferma a benedirlo, essendo accanto a lui presi anch’io l a particolare benedizione. All’arcigno capo della sicurezza, giustamente faceva il suo mestiere, non gli rimase che guardare stupito il comportamento del Santo Padre verso Don Luigi.

Don Luigi è stato definito “un prete scomodo”, per la coerenza nella santità e nel Vangelo: vedeva nel povero il volto di Cristo sulla croce, invocava la Madonna madre di Gesù e madre della chiesa, implorava grazia per servire il figlio dell’uomo nell’umiltà e carità cristiana. Sua Eminenza il cardinale vicario Camillo ruini, nell’omelia durante le esequie ricordava e annunciava: “Abbiamo conosciuto l’amore di Gesù, egli ha dato la sua vita per noi, quindi, anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli”. Queste parole dell’apostolo Giovanni possono bene applicarsi alla testimonianza di vita che ci ha lasciato Don Luigi, come fedele discepolo di Gesù Cristo. perciò Don Luigi ha rappresentato, con singolare efficacia, il volto autentico della chiesa di Cristo, non solo qui a Roma, ma in Italia e anche al di là dei nostri confini. insieme al volto della chiesa, ha reso visibile il profilo autentico del prete romano: “Per tutto questo diciamo grazie al signore per avercelo dato”.

Il percorso di vita profetica

Il percorso di vita profetica, ha reso Don Luigi carismatico, un uomo mite ma fermo sui suoi propositi di giustizia e di infinita bontà, con un cuore tutto Donato per il prossimo che amava e sapeva ascoltare, dando “voce a chi non ha voce”. Infatti, in possesso di straordinaria e dotta comunicabilità sapeva ascoltare, ascoltare, ascoltare tutti i bisognosi, gli afflitti, i malati di a.i.d.s., i tossicodipendenti, gli immigrati, gli zingari, i disabili, i detenuti, i disoccupati, le famiglie in miseria, gli usurati, gli anziani abbandonati, i senza fissa dimora, i rifugiati: “Tutto il suo popolo Caritas”!

tutti trovavano in lui un sostegno: umano,  materiale, educativo, attraverso i tanti servizi sociali e per l’ascolto e l’accoglienza, promessi dai romani alla Madonna del Divino Amore, realizzati dalla Caritas diocesana di Roma, fondata da “Don Luigi il profeta  dei poveri”. Di fronte a ciò che sembrava impossibile: “i poveri li avrete sempre con voi”, appariva esaustiva la sua parola di conforto, detta con voce mistica, il suo volto dolce e rassicurante, gli occhi celesti come l’azzurro del cielo, pieni di amore e raggi di speranza alla vita.

Don Luigi era coerente con i principi della chiesa chiamata a evangelizzare i poveri e l’opzione preferenziale per gli ultimi. Per lui era questo, unitamente al perdono, il significato che avrebbe dovuto assumere le celebrazioni del Giubileo-2000; ciò esige un impegno di tutti per la giustizia e la pace: farsi voce dei poveri, offrendo segni e stimoli concreti di partecipazione viva per affrontare le grandi disuguaglianze presenti nel paese, spesso sottolineate alche dal santo padre Giovanni Paolo II, agli uomini politici, di governo e ai cristiani per essere parte attiva nell’agire collettivo.

Don Luigi era preoccupato della lontananza del popolo di Dio dalla chiesa: il 20% frequenta e ruota intorno alla chiesa, l’80% dice di essere credente, ma non ha più rapporti con la chiesa. Egli era convinto ed operava per portare la croce di Cristo e la chiesa nelle piazze, nelle case, nelle scuole, nei luoghi di lavoro, ovunque tra la gente, attivando l’impegno evangelizzante dei cristiani e delle comunità verso i poveri facendoli sentire accolti e riconosciuti quali membri della chiesa nella personale auto promozione spirituale, umana e sociale. Don Luigi è stato un esempio di tutto questo: ogni mattina, alle 7:00 celebrava la s. Messa nella chiesa s. Maria in via, sotto casa, dove spiegava il Vangelo, e, al termine, metteva in atto il Vangelo. Lo attendevano i suoi poveri e la gente con i loro problemi. Per venti anni sono stato presente, alle sue s. Messe, mentre si preparava per la sua lunga giornata, con i biglietti da lui firmati. Indirizzavo i suoi poveri nei vari servizi della Caritas, alle 8.00 l’accompagnavo in ufficio e, quindi, mi avviavo al lavoro in Cisl di Roma e, successivamente del Lazio, entrambi le sedi, poco distante dal Vicariato.
di liegro aiutare gli ultimi
Era l’inizio delle sue lunghe e pesanti giornate di lavoro all’insegna del Vangelo, fino a tarda notte, portando la croce di Cristo e la sua chiesa tra il suo popolo, spesso andando alla ricerca della pecorella smarrita: Don Luigi il buon pastore, il buon samaritano; dalla borgata del prenestino alle aree di estrema povertà di Calcutta in India, dell’Africa e dell’America Latina. Dalla borgata del centro Giano-Acilia a Manila nelle Filippine, in mezzo alle povertà estreme di “Smoky Mountain” la “Montagna di Fumo” dei rifiuti solidi urbani, sopra ai quali, vivevano 25.000 esseri umani (ricordo la s. Messa di Don Luigi: le lacrime agli occhi sono state per tutto il tempo della celebrazione). Ricordo la costruzione di sole facciate, senza dietro le abitazioni, finanziate dagli Stati Uniti d’America e che il dittatore Marcos e la moglie Imelda, (la Donna delle tremila paia di scarpe sì, tremila, non l’ho contate, ma le ho viste a Manila, dopo la cacciata del popolo rivoluzionario, propenso a linciarli, se gli stati uniti d’America non li avessero prelevati con l’elicottero di salvataggio per trasferirli nelle isole delle Hawaii, arcipelago degli USA).

In Europa tra gli emigranti e lui stesso con esperienze di lavoro in miniera in Francia e Belgio, ovunque un segno di Don Luigi per la vita! Non si fermava mai, dall’alba al tramonto fino all’esaurimento di ogni residua forza fisica: un Dono del signore; i Doni dello Spirito Santo sono dati per il bene di tutta la chiesa. La missione di Don Luigi non può essere riservata alla sua terra di origine. Essendo un Dono dello Spirito Santo, ha in se qualcosa di universale. La sua chiesa, i suoi poveri, il popolo di Dio, nelle diverse espressioni unificanti di fede religiosa e di cultura laica: egli apparteneva ed appartiene a tutti.

 Prelato di Sua Santità

Don Luigi oltre che prelato di Sua Santità, dal quale riceveva tanto conforto e affetto per la sua missione, era stato nominato rettore del santissimo sacramento, la chiesa che nel 1727 Papa Benedetto XIII volle intitolare in “honorem navitatis virginis matris dei martiriae et sancti”, ma preferiva essere parroco ed esercitare il suo ministero nella borgata di Giano-Acilia e servire la sua Caritas. Nella chiesa storica di Piazza Poli a Roma preferiva, nelle giornate fredde d’inverno, ricoverare i suoi barboni.

Egli iniziò giovanissimo gli studi da seminarista alla Madonna del Divino Amore, conseguendo in seguito due laure in teologia e sociologia; dopo quarantacinque anni di missione sacerdotale, il 20 settembre 1997 organizzò, nella sala convegni del “ Divino Amore” l’ultimo incontro degli operatori Caritas, come per salutarci: ventidue giorni dopo, lo spirito santo del Divino Amore, lo prese per mano e lo accompagnò nella casa del padre celeste.

La lucidità dei suoi interventi era incredibile (l’ultimo lo è stato ancora di più direi “affascinante”), ascoltati in religioso silenzio, sempre di alto valore intellettuale, teologico, sociologico ed operativo, si rivelarono ancora una volta profetici. Ricordo la sua conclusione: “Lo spirito santo ci ispira e ci fortifica i suoi Doni, la fede senza le opere è un atto ipocrita, la fede si esprime attraverso la carità”. Il Santo Padre, domenica 20 settembre 1998, in occasione della beatificazione dell’avv. Giuseppe Tovino da Brescia, esortava le famiglie: “I nostri figli senza la fede non saranno mai ricchi, con la fede non saranno mai poveri” e San Paolo: “Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, e non avessi la fede e la carità, sarei come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna”

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *